A VILLA BORBONE UN NUOVO INCONTRO RICCO DI CONTENUTI E SIGNIFICATI

Sabato 19 novembre si è tenuto a Villa Borbone il programmato incontro culturale ed artistico promosso dalla nostra Accademia, che ha ospitato la presentazione del saggio Le operazioni navali lungo le coste del Montenegro. 1914-1916 dell’accademico Marco Gemignani arricchito dal concerto lirico del soprano Pascale Coulombe Grossi e del pianista Stefano Adabbo.
Il sito dell’Accademia propone il saluto introduttivo del Decano dell’Accademia Mons. Giovanni Scarabelli corredato dalla cronaca della giornata.

Signore e Signori, cari Accademici

ritengo che sia un privilegio per me oggi, in veste di decano dell’Accademia “Maria Luisa di Borbone”, aprire i lavori di questo incontro per molti versi eccezionale. Rivolgo il mio saluto deferente e di cordiale benvenuto a tutti i presenti: ringrazio ciascuno per la significativa partecipazione, che, ancora una volta, evidenzia il valore delle proposte culturali della nostra Accademia. Mi sia consentito rivolgere sentimenti di viva gratitudine all’ammiraglio Nunzio Pellegrino, Delegato per la Toscana Nord del Sovrano Ordine di Malta, e al signor Edoardo Puccetti, Delegato per la Toscana dell’Ordine Costantiniano di S. Giorgio. Devo scusare l’assenza di S.A.R. il Principe Nicola di Montenegro dovuta a motivi di salute.

L’odierno incontro prevede due momenti: il primo dedicato alla presentazione del saggio del prof. Marco Gemignani, Le operazioni navali lungo le coste del Montenegro. 1914-1916, edizioni CLD di Pontedera, il secondo da uno straordinario concerto lirico-strumentale.

I legami fra l’Italia ed il Montenegro, Stati geograficamente dirimpettai sul Mara Adriatico, risalgono all’antichità ed hanno continuato ad essere intessuti attraverso i secoli. Basti ricordare il ben celebre frate Giovanni da Pian del Carpine che fu arcivescovo di Antibari, le feconde relazioni con la Repubblica di Venezia e, per venire più vicino a noi, il matrimonio della principessa Elena di Montenegro con il principe Vittorio Emanuele di Savoia, poi Re e Regina d’Italia. E, ad un secolo di distanza, si aggiunge oggi un prezioso approfondimento da parte del chiarissimo professore Marco Gemignani, Cancelliere della nostra Accademia, docente di storia militare nell’Accademia di Livorno e Consultore storico dello Stato Maggiore del nostro Esercito, di un episodio poco conosciuto degli inizi della prima guerra mondiale. E’ il frutto di puntigliose ricerche in numerosi archivi e della consultazione di centinaia e centinaia di documenti inediti, dei quali si dà puntuale conto nella bibliografia e nell’indice delle fonti archivistiche consultate: l’originalità dell’opera è del tutto assicurata. A lui ed all’editore dott. Otello Leggerini la mia e, sicuramente, anche la vostra riconoscenza per il saggio che tra poco ci verrà presentato e che arricchisce la storiografia dei rapporti italo-montenegrini. Non aggiungo altro in proposito perché il suo valore risulterà evidente dalla presentazione che seguirà tra breve effettuato dall’Autore stesso.

Abbiamo voluto ulteriormente arricchire questo già straordinario incontro con un concerto lirico. Gli artisti di chiara fama oggi impegnati con noi si sono già esibiti nell’estate scorsa qui in Villa in due memorabili serate che hanno registrato un indimenticabile successo d’arte, ricco di emozioni e di grande fascino. Sono il soprano Pascale Coulombe Grossi ed il maestro Stefano Adabbo, concertista e raffinato direttore d’orchestra. Il tutto è stato reso possibile grazie all’entusiasmo ed alla grande sensibilità della signora Luisa Canton Carroli e del marito, il baritono di fama internazionale … Carroli: grazie di gran cuore a tutti loro. Infine un ringraziamento alla Promoterr, qualificato supporto alla nostra iniziativa.

Per la verità c’è un terzo motivo che aggiunge eccezionalità al nostro odierno inciontrarci. Questo concerto inaugura il restauro del pianoforte che a nome della propria famiglia ed in ricordo della madre, contessa Carla Placidi, il nostro Preside, marchese dott. Antonio Mazzarosa Devincenzi Prini Aulla, ha voluto mettere a stabile disposizione dell’Accademia nel suo qualificante servizio culturale che svolge qui in Villa Borbone. E’ nostra intenzione, infatti proporre una serie di qualificatissimi concerti strumetali, se le condizioni ambientali di questi locali ce lo consentiranno. Grazie a tutti e la parola al prof. Marco Gemignani.

Il prof. Marco Gemignani è intervenuto, quindi, illustrando personalmente il proprio saggio, accattivandosi l’attenzione degli ascoltatori assai interessati. Eccone il testo.

Signore e Signori.

In questo periodo in cui ricorre il centenario della Grande Guerra, durata dal 28 luglio 1914 all’11 novembre 1918, si è ridestato un notevole interesse per le vicende di quel lungo conflitto che scosse le fondamenta non solo dell’Europa, ma che ebbe riflessi in quasi tutte le parti del pianeta.

A partire dal 2014, specialmente nei Paesi che all’epoca furono direttamente coinvolti negli eventi bellici, vi è stato un proliferare di pubblicazioni, di congressi a vario livello e altre attività culturali che hanno preso in esame i più svariati aspetti del conflitto.

Pure in Italia, che partecipò alla guerra dal 24 maggio 1915, in questi anni sono state edite parecchie opere su tale argomento ma si sentiva la mancanza di uno studio che mettesse in evidenza gli avvenimenti che avevano interessato le acque antistanti uno dei primi Stati che si trovò coinvolto nel conflitto, il Regno del Montenegro, che si schierò al fianco dell’Intesa il 5 agosto1914 dichiarando guerra all’Austria-Ungheria e quattro giorni dopo anche alla Germania e in seguito pure all’Impero Ottomano e alla Bulgaria.

All’epoca in Italia le vicende di questo Paese balcanico erano seguite con molto interesse, in particolar modo dopo il matrimonio avvenuto il 24 ottobre 1896 fra l’allora principe ereditario Vittorio Emanuele di Savoia ed Elena, una delle figlie di Nicola Petrović Njegos principe del Montenegro, il quale il 28 agosto 1910 ne sarebbe divenuto monarca.1

Nicola I negli anni in cui regnò si impegnò costantemente per ingrandire lo Stato che governava, partecipando alle due Guerre Balcaniche e poi al Primo Conflitto Mondiale, durante il quale inviò le proprie truppe a combattere al fianco di quelle serbe e addirittura acconsentì che esse fossero comandate da un ufficiale di Belgrado, dopo il progressivo avvicinamento che vi era stato fra questi due Paesi nei decenni precedenti. Tale legame fra Montenegro e Serbia era anche confermato dal fatto che un’altra delle figlie di Nicola I, Ljubica, chiamata poi pure Zorka, aveva sposato il 1° agosto 1883 Pietro Karageorgević, che sarebbe stato proclamato re di Serbia il 15 giugno 1903.

Se, almeno inizialmente, sul fronte terrestre i reparti di Cettigne uniti a quelli di Belgrado furono in grado di reggere il confronto con l’aliquota dell’Esercito austro-ungarico schierato nei Balcani, altrettanto non poté essere in ambito marittimo. Infatti l’unico dei due Stati slavi che avesse uno sbocco sull’Adriatico era il Montenegro che, alla potente Kaiserliche und Königliche Marine asburgica, aveva da opporre solo il panfilo reale Rumija, che Nicola I volle che fosse impiegato per trasferire truppe e specialmente per rimorchiare ad Antivari e a Dulcigno i velieri che trasportavano viveri per i suoi sudditi.

Ovviamente le navi austro-ungariche tentarono di evitare che il Montenegro potesse ricevere rifornimenti e sostegno militare dagli altri Stati dell’Intesa via mare e a ciò si oppose per quasi dieci mesi, praticamente da sola, la Marine Nationale francese. In questo periodo, oltre a scortare i piroscafi carichi di materiali e derrate alimentari ad Antivari, essa inviò propri reparti con artiglierie, idrovolanti e stazioni radiotelegrafiche per operare al fianco delle truppe montenegrine schierate sul famoso Monte Lovćen che dominava le Bocche di Cattaro, una delle principali basi austro-ungariche, cercò di costringere la flotta avversaria a uscire in mare per sconfiggerla in una classica battaglia navale così da acquisire il dominio delle acque e provò pure ad occupare un’isola che potesse servire da base logistica.

È per tali motivi che nella presente opera non ci si è limitati ad analizzare solo le operazioni avvenute a ridosso del litorale del Montenegro, ma si è ritenuto opportuno trattare anche di quelle ad esse collegate avvenute nel resto dell’Adriatico, e pure in alcune aree del più vasto bacino del Mediterraneo.

Con il già ricordato ingresso nel conflitto del nostro Paese, la Regia Marina italiana ereditò quasi integralmente il compito che fino ad allora avevano svolto le navi francesi di garantire il rifornimento del Montenegro ma pure della Serbia, in quanto buona parte delle unità d’oltralpe e britanniche dalla primavera del 1915 erano impegnate nel Mar Egeo nella lunga e sanguinosa campagna dei Dardanelli contro l’Impero ottomano, che si era unito a quelli centrali da circa sei mesi.

Grazie alla tenacia e al coraggio dei militari di re Nicola I e di re Pietro I, nonché ai rifornimenti che l’Intesa inviava loro via mare sacrificando sia navi da guerra che mercantili, il fronte balcanico resse fino all’autunno del 1915. Tuttavia all’inizio dell’ottobre, quando le truppe dell’Austria-Ungheria, appoggiate da quelle della Germania e della Bulgaria, loro nuova alleata, scatenarono una violenta offensiva, i reparti montenegrini e serbi furono costretti a ritirarsi verso sud, incalzati dagli avversari.

Le Marine italiana, francese e britannica iniziarono così una complessa operazione per evacuare truppe, civili, prigionieri e materiale bellico, nonché le famiglie regnanti e i governi dei due Stati balcanici, attività che si concluse con successo nell’aprile del 1916.

Il Montenegro fu totalmente occupato dagli austro-ungarici e costretto a firmare la resa, ma quasi tutti i membri della famiglia reale montenegrina, fra cui Nicola I e la sua consorte, la regina Milena, nel frattempo erano stati imbarcati su un paio di veloci cacciatorpediniere della Regia Marina e trasferiti in Italia, dove per un certo periodo furono ospitati a Roma a Villa Savoia prima di trasferirsi in Francia.

Grazie a questa complessa operazione di salvataggio fu possibile permettere la riorganizzazione dell’Esercito serbo che, tre mesi dopo, poté essere trasferito a Salonicco per unirsi alle forze dell’Intesa schierate sul fronte macedone.2

Vi fu anche il tentativo di ricostituire l’Esercito montenegrino, dato che i suoi componenti desideravano continuare a battersi per il proprio Paese inquadrati autonomamente. Il re Nicola I addirittura volle far arruolare volontari ed emigrati per incrementarne l’organico, ma il suo desiderio non portò a risultati concreti. I reparti montenegrini furono così sciolti e i loro componenti vennero assegnati ai battaglioni degli Eserciti serbo e francese e coloro che si opposero a ciò furono addirittura rinchiusi in campi di prigionia.3

La mancata ricostituzione dell’Esercito montenegrino fu opera specialmente della Serbia, della Francia e della Russia, che evidentemente desideravano che una volta terminato il conflitto lo Stato balcanico scomparisse dalle carte geografiche inglobato dalla Serbia. Infatti, al termine delle ostilità il Regno del Montenegro, che per circa un anno e mezzo si era battuto al fianco dell’Intesa contro le Potenze Centrali, fu l’unico Stato fra quelli dello schieramento che aveva vinto la Grande Guerra a non riottenere il proprio territorio e il suo sovrano fu costretto a morire in esilio.4

E’ seguito l’atteso concerto, i cui brani sono stati presentati di volta in volta dalla signora Luisa Canton Carroli. Ha aperto il M° Stefano Adabbo al pianoforte con il Preludio da Manon Lescaut, cui ha fatto seguito la romanza Mi chiamano Mimì dalla Bohéme di Giacomo Puccini magistralmente interpretata dal soprano Pascale Coulombe Grossi. Ha fatto seguito l’Intermezzo di Madama Butterfly stupendamente collegato alla romanza Un bel dì vedremo. Il celeberrimo Pappino caro del Gianni Schicchi, sempre interpretato dai due Artisti in scena, ha costituito un momento di intensa emozione in tutto il pubblico. L’Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni ha trionfalmente concluso questo prezioso e ricchissimo momento musicale. Scroscianti e prolungati applausi hanno segnato tutto il percorso concertistico.

Un tocco estetico davvero assai raffinato è stata l’ambientazione del palcoscenico curata dalla signora Canton Carroli, mentre i vari brani venivano illustrati da raffigurazioni d’epoca proiettate sul grande schermo che faceva anche da fondale.

A conclusione, quale ormaggio e segno di riconoscenza, il decano dell’Accademia ha consegnato agli Artisti una preziosa raccolta di litografie di Lorenzo Frigeri con un Diploma di Merito conferito dall’Accademia stessa. Stesso riconoscimento è stato consegnato al dott. Otello Leggerini ed alla Promoterr. Un vin d’honneur offerto dall’Accademia a tutti i partecipanti ha simpaticamente concluso l’incontro.

1 Elena, che con il marito Vittorio Emanuele sarebbero diventati sovrani d’Italia in seguito all’assassinio di re Umberto I avvenuto a Monza il 29 luglio 1900, è sicuramente uno dei membri della famiglia reale che più sarebbe rimasta nel cuore degli italiani per la sua bontà e le numerose attività assistenziali e caritative, anche dopo l’avvento della Repubblica in seguito al referendum istituzionale del 2 giugno 1946.

Papa Pio XI le conferì la Rosa d’oro della Cristianità, la più alta onorificenza assegnabile ad una donna da parte della Santa Sede; nel 2001 è stata proclamata serva di Dio in occasione dell’inizio del processo di canonizzazione. Per maggiori notizie sulla sua vita vedi Renato Barneschi, Elena di Savoia, Milano, Rusconi, 1986; Cristina Siccardi, Elena. La regina mai dimenticata, Milano, Paoline, 1996 e il più recente Isabella Pascucci, Elena di Savoia nell’arte e per l’arte. Iconografia e storia della seconda Regina d’Italia, Torino, Piazza, 2009.

Inoltre per ricordare la sua figura il 14 gennaio 2017, nel castello di Magione vicino al Lago Trasimeno appartenente al Sovrano Militare Ordine di Malta, è stato tenuto un convegno dal titolo “Jalena Petrović Njegos-Regina Elena di Savoia, principessa del Montenegro e regina d’Italia” organizzato dalla delegazione di Perugia di questo Ordine in collaborazione con l’Associazione montenegrini e amici del Montenegro in Italia e le locali autorità. Al convegno hanno esposto le proprie relazioni il professore monsignore fra’ Giovanni Scarabelli, il professor Norberto Caggiani, la saggista Delfina Ducci e i dottori Mario Olivieri e Giuseppe Tedeschi.

2 Nigel Thomas-Dušan Babac, Gli eserciti balcanici nella prima guerra mondiale, cit., pp. 29, 45.

3 Antun Sbutega, Storia del Montenegro. Dalle origini ai giorni nostri, cit., p. 353.

4 René Albrecht Carrié, Storia diplomatica d’Europa 1815-1968, cit., pp. 417-418. Il Montenegro fu infatti accorpato al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che dal 3 ottobre 1929 sarebbe stato ridenominato Regno di Jugoslavia, sotto la dinastia dei Karageorgević. Dopo varie vicende il Montenegro sarebbe tornato ad essere indipendente soltanto il 3 giugno 2006.